Descrizione
Arquà Petrarca (Arcuà in veneto) è un comune italiano di 1 827 abitanti della provincia di Padova in Veneto, ubicato ai piedi del Monte Piccolo e del Monte Ventolone, nei Colli Euganei. Fa parte dell'associazione I borghi più belli d'Italia e ha ottenuto la bandiera arancione del Touring Club Italiano. Nel comune è localizzato il Laghetto della Costa, uno dei siti palafitticoli preistorici, dal 2011 nell'elenco del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
Il paese di Arquà ha origini molto antiche, lo dimostrano i ritrovamenti (dell'Ottocento) di una stazione preistorica risalente all'età del bronza nei dintorni del Laghetto della Costa, tra Arquà e Monselice. Successivamente fu abitato dagli Eneti, e poi, nell'epoca Augustea, fu annesso alla Regio X Venetia et Histria: sono molte le testimonianze della dominazione romana, a partire dai toponimi (Bignago deriva da Bennius, Mercurana da Mercurius) e dai reperti archeologici come cippi e corredi funerari, monete imperiali e condutture per lo scarico dell'acqua. Il borgo sorse probabilmente nel periodo in cui veniva a collocarsi su una probabile linea difensiva che doveva esistere già in epoca barbarica e che congiungeva la Rocca di Monselice, centro della locale giurisdizione politico amministrativa longobarda, con Valle San Giorgio, Cinto Euganeo e la fascia pianeggiante verso Vicenza, a occidente dei colli. Veduta della zona bassa di Arquà Petrarca con la Chiesa di S. Maria Assunta. In epoca medievale fu costruito un castello (castrum) abitato da Rodolfo Normanno, come si attesta in un documento del 985 d.C. Proprio sull'altura fortificata, per questo detta Monte Castello, si sviluppò l'originario villaggio, che si articolava in due nuclei distinti su vari livelli e raccolti attorno alle chiese di S. Maria e della Trinità, ancora ravvisabili nei due Borghi di Sopra e di Sotto. Nel borgo medievale si trovano gli edifici di culto, uno votato a Santa Maria e ricordato con l'importante titolo di pieve nel 1026, l'altro dedicato alla SS. Trinità e attestato nel 1181, entrambi dotati di fonte battesimale. Nel 1213 passò dagli Estensi al Comune di Padova, in seguito Signoria, e fu vicaria. Un secolo dopo, nel 1322, nella guerra tra Carraresi e Scaligeri, il castello venne incendiato e distrutto. In questo periodo, nel 1364, Francesco Petrarca conobbe Arquà, mentre soggiornava ad Abano per sottoporsi alle cure termali prescrittegli per la scabbia. Pochi anni dopo, nel 1369, ottenne delle terre ad Arquà, dove decise di stabilirsi per trascorrere gli ultimi anni della sua vita, che si concluse nel 1374. Nel 1405, la dominazione della Repubblica di Venezia subentrò al dominio carrarese e Arquà mantenne intatta la vasta giurisdizione vicariale che racchiudeva numerosi altri centri dell'area euganea come Baone, Galzignano, Montegrotto, Abano, sino a giungere a Valbona. In questo periodo la notorietà e la moda petrarchesche spinsero alcune famiglie aristocratiche padovane e veneziane, come i Contarini, i Pisani, i Capodivacca e gli Zabarella, a costruire delle sontuose residenze. Dopo il Cinquecento la crescita edilizia del paese rallentò parecchio, preservandone in tal modo il caratteristico aspetto: ancora oggi, infatti, si possono ammirare le nobili dimore gotiche che circondano la piazza di Arquà Bassa, in cui domina l'arcipretale di Santa Maria Assunta. Alla caduta della Repubblica Veneta, nel 1797, il paese perse gradualmente importanza; tuttavia nel 1866, dopo l'annessione del Veneto all'Italia, fu elevato al grado di Comune, e nel 1868 poté aggiungere al nome di Arquà quello di Petrarca.
Arquà e Petrarca
La tomba di Petrarca nel centro di Arquà, costruita dal genero Francescuolo da Borsano, su modello della Tomba di Antenore nella vicina Padova.Francesco Petrarca conobbe Arquà nel 1364, quando, per curarsi alle terme dalla scabbia, si era trasferito ad Abano Terme. Nel 1365 il poeta divenne canonico presso la collegiata di Monselice e, quattro anni dopo, Francesco il Vecchio gli cedette un appezzamento di terreno proprio ad Arquà. Dopo aver sovrinteso al restauro della sua futura dimora (un'abitazione modesta ma decorosa), il poeta si stabilì nel paese nel marzo del 1370. Iniziò allora il suo soggiorno nel borgo medievale, che egli stesso definì «Il mio secondo Elicone». Così viene descritta Arquà al tempo del Petrarca, in un documento conservato nel Museo civico di Padova: «Vasti boschi di castagni, noci, faggi, frassini, roveri coprivano i pendii di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l'olivo e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico paesaggio arquatense». Casa di Petrarca ad Arquà. Tavola tratta da Reise nach Venedig, 1824. Da BEIC, biblioteca digitale. Una vegetazione e una serenità che probabilmente gli hanno evocato la sua terra natìa, la Toscana, e così Petrarca decise di stabilirsi in una casa dignitosa che si distingueva dalle disadorne casupole dei contadini e degli artigiani, spesso ricoperte di paglia e con il perimetro in muratura o in legno. Poche di esse, invece, presentavano già la caratteristica recinzione in pietra, a tutela dell'intimità e a contenimento dei terrazzamenti, con l'orto e il viridario o brolo a fungere da utile cornice. Nel Trecento i pendii attorno al paese erano costellati di vigneti di uve bianche, in prevalenza garganega e schiava, ma anche moscato